Milos di terra, colori e mare

Premessa: tutte le fotine qui sotto sono state scattate con un iphone, senza ausilio di attrezzatura professionistica e rigorosamente senza filtri.

Il magnifico soggiorno della scorsa estate a Naxos ha fatto sbocciare prepotentemente l'amore per l'universo cicladico, quindi per il 2019 la nostra scelta è ricaduta su Milos.
Atterrati, as usual, in piena notte a Santorini, ci dirigiamo subito al porto per trascorrere le poche ore che ci separano dall'imbarco, ma alla biglietteria della Seajets mi comunicano che il catamarano delle 8.30 che avevo prenotato è stato cancellato, quindi ci spostano su quello delle 15.30. Si inizia subito a smadonnare, ma recuperata la calma decidiamo scientemente di farci spennare e affittiamo una macchina per qualche ora. Caricati i bagagli e fatta la seconda colazione consecutiva, puntiamo il navigatore (roaming gratis <3) verso Perissa. Arriviamo alle 7, ha appena albeggiato, la spiaggia dalla sabbia cinerea è ovviamente deserta, il mare è blu notte e piatto come una tavola.

Cominciamo ad apprezzare questa deviazione forzata. Decido di immergermi immediatamente in acqua, ho voglia di smentire tutti i pregiudizi sul mare di Santorini, che certo non ha i colori indimenticabili di altre isole, ma è comunque bello e trasparente, è un mare diverso ma che si ama. Siamo morti di sonno, trascorriamo tutta la mattina sui lettini e ci pranziamo pure, ma una bella folata di vento decide che non è aria, e il vassoio pieno di club sandwich se ne cade bello bello nella sabbia. Bisogna avere pazienza, tra una fantozzata e l'altra arriva l'ora di tornare al porto, ma la luce dell'alba a Perissa ci rimarrà dentro.
Ovviamente il catamarano delle 15.30 arriva alle 17, tanto per gradire. Molti sono sull'orlo di una crisi di nervi, ma alla fine ci si imbarca e dopo un paio d'ore (di sonno) mettiamo piede sulla tanto agognata Milo.
Abbiamo deciso di soggiornare a Tripiti, un minuscolo paesino alle porte di Plaka, e la scelta è stata azzeccatissima. Arrivati a destinazione, la proprietaria ci comunica che, causa lavori di ristrutturazione, il nostro studio non è ancora pronto e quindi ci sposta in uno più bello, allo stesso prezzo. Il karma sembra sorriderci, forse è una ricompensa del viaggio-Odissea. Siamo dunque i primi a soggiornare qui, abbiamo la veranda e soprattutto un terrazzo privato a picco sul mare dove, tra una Mythos e un'Alfa gusteremo dei tramonti "privati" meravigliosi.
Ovviamente la botta di culo ha un costo, e dopo la tanto agognata doccia ci accorgiamo che non c'è il phon in stanza, telefoniamo alla padrona di casa che si scusa ma ci dice che può portarcelo solo domani che adesso sta lavorando, e quindi decidiamo di chiederlo ai nostri dirimpettai. Sono due anziani abitanti di Milos, ovviamente il nostro inglese fa schifo e il loro proprio non esiste, la comunicazione è un tantino complicata, ad un certo punto la signora si spaventa perchè crede che voglia entrare in casa sua per farmi la doccia, ma alla fine alcuni ragazzi greci fanno da mediatori e la signora è felicissima di prestarci il suo phon per qualche minuto.
Tripiti ci trasmette subito belle sensazioni, è un paesino che in pratica è una sola strada, è abitato ancora prevalentemente da locali, è pulito, è Grecia. Qui oltretutto c'è Ergina, una delle taverne più conosciute dell'isola, che decido di testare immediatamente la prima sera con un capretto "alla Milos" da sballo.
Nonostante la stanchezza per il viaggio, la mattina dopo mi sveglio presto per la grande voglia di assaporare l'isola, esco ma Tripiti dorme ancora, l'unico locale dove fare colazione non apre prima delle 9.30.
Decidiamo di iniziare ad esplorare il sud di Milos, la nostra meta è Firiplaka. Il viaggio in quad è bellissimo, dal nostro studio sono venti minuti di dolci tornanti che ci accompagnano verso il mare, c'è anche più verde rispetto ad altre cicladi.
Complice la fama delle spiagge dell'isola, le aspettative sono più o meno alle stelle. Arrivati in cima al promontorio che domina questa lingua di sabbia impattiamo subito con i colori del mare.

La bellezza promessa sembra quindi reale, decidiamo di fiondarci letteralmente in spiaggia, bisogna passare su alcuni scogli emersi dal mare, ma insomma è un percorso assai semplice.
Nella parte iniziale il mare però è torbido, c'è un po' di sospensione dovuta alle polveri di roccia trasportate dal vento, e subito vengo assalito dai dubbi. Avrò sbagliato isola? Se questa è considerata tra le spiagge migliori, come c***o saranno le altre? Decidiamo quindi di superare l'arco di roccia che nasconde l'altro lato della spiaggia, e arrivati qui finalmente i colori ammirati dall'alto si fanno realtà. Piantiamo il nostro ombrellone e ci buttiamo dentro questo angolo di mare meraviglioso, trasparente, che è anche bello freddo, e immersi in acqua ci godiamo l'imponente falesia multicolor che sovrasta questo lato della battigia.

Le mille sfumature di giallo e di rosso si riflettono in acqua e la rendono come uno smeraldo.
Firiplaka da quest'anno non è più attrezzata, nelle vicinanze non c'è niente di niente e quindi andiamo via che lo stomaco comincia a urlare. Quindi ci fermiamo alla taverna che domina la spiaggia di Provatas, dove una Mythos gelata darà finalmente sollievo alle labbra gonfie di salsedine. Si gode.
Comunque, dopo pranzo arriviamo ad Agios Sostis, che è un po' una mia scommessa. Non è recensita nemmeno su Tripadvisor, sul web non se la fila quasi nessuno, ma i pochi commenti trovati ne parlano in modo entusiastico.
Beh, Agios Sostis è stata la spiaggia della nostra vacanza, la nostra folgorazione greca, il posto dove la mente scapperà quando l'inverno picchierà forte e l'estate altro non è che un miraggio. Qui torneremo due volte, derogando alla inderogabile regola "un posto diverso al giorno".
Si scende dalla taverna Tarantella tramite una scalinata ripida ma fattibile, e si arriva su una stretta lingua di sabbia, c'è solo qualche tamerice ad offrire riparo ai pochi presenti. Il mare non ha i colori strabilianti delle altre spiagge, ma è assurdamente trasparente e calmo. Quello che ci ha fatto innamorare di questo posto è stata la calma irreale che si respira. E la sabbia. La sabbia è dorata e soffice, ma soprattutto accompagna l'ingresso in acqua, come piace a noi. Il mare è una piscina, decido di arrivare a nuoto alla caletta successiva dove ci sono ancora meno persone. Anche qui l'ambiente è delizioso, e mi appunto nella mente che qui bisogna tornarci.

Da Agios Sostis non saremmo mai voluti andare via, il bagno al calar del sole è un'esperienza quasi mistica, è il mare della Grecia per come lo intendiamo noi.

La sera andiamo subito a Plaka, capitale dell'isola. E' il tipico sogno cicladico, ci sono la calce bianca e le persiane blu, ci sono i tavolini delle taverne sotto le buganville. Ci sembra un posto tranquillo, ci sono tanti americani e francesi, non c'è la folla di Santorini ma c'è vita, la gente sembra felice.
Mangiamo da Archontoula in piazzetta e prendiamo una mezza sòla, la qualità del cibo è bassina e il prezzo è alto, rapportato agli standard ellenici. In generale noteremo che i costi delle taverne sull'isola lievitano leggermente per colpa delle bevande, che inspiegabilmente costano di più rispetto a Naxos e a Paros, per esempio.
La mattina successiva scatta l'ora di Tsigrado, la famosa spiaggia-con-la-corda che avrete visto un po' ovunque su internet. Solita discesa ventilata con il quad e si arriva in cima ad una sorta di altopiano che sovrasta una baia meravigliosa.

Da qui bisogna scendere in una vera e propria feritoia nella roccia, con l'ausilio di una corda. Diciamo che il percorso non è impossibile, l'unico momento di terrore mi assale quando si arriva quasi alla fine e si vede davanti una sorta di sprofondo, ma in realtà c'è una scala che porta direttamente in spiaggia. Io sono inseribile nella categoria "cacasotto" e soffro pure un po' di vertigini, ma non ho mai dubitato nemmeno per un secondo di scendere, troppa era la voglia di vedere quel mare.

Ci ho pensato tanto ma non sono riuscito a trovare le parole per descrivere la bellezza di questa insenatura incredibile, bagnata da acque che si potevano quasi bere. La foto non è assolutamente in grado di catturare i colori, la cosa più semplice sarebbe fare paragoni con le Maldive o con i Caraibi, ma è ora di ammettere che il Mediterraneo al suo meglio non è secondo a nessuno.

Siamo arrivati in spiaggia alle 9, eravamo noi e un'altra manciata di italiani a goderci in solitaria la natura al suo massimo splendore, consapevoli di quello che sarebbe successo poco dopo. E infatti già dalle 11.30 cominciano ad arrivare i maledetti barconi turistici, che oltre ad avvicinarsi eccessivamente alla spiaggia lasciano un inevitabile coltre di sozzura a pelo d'acqua, rendendola torbida. Un disastro. Inoltre dall'accesso via corda comincia ad arrivare moltissima gente, ed ecco che l'incanto è spezzato e si materializza Rimini ad Agosto. A riandarci oggi mi farei trovare lì alle 8.
Ce ne fuggiamo al volo risalendo per la corda (e mangiando anche un pochino di sabbia) con la sensazione di essere stati in un luogo speciale. Sicuramente la caletta più spettacolare di Milos, forse una tra le più belle del Mar Mediterraneo. Credo che si dovrebbe pensare ad adottare soluzioni di accesso limitato, perchè il sovraffollamento (e il conseguente inquinamento del mare) deprezza inevitabilmente la bellezza di questo posto.
Consapevoli di aver vissuto lo zenit per quanto riguarda la bellezza del mare, ce ne andiamo dritti dritti ad Agia Kyriaki sperando di non rimanerci male.
Nel percorso passiamo nel mezzo di quel che resta di Zephiria, prima capitale dell'isola, che oggi altro non è che quattro case in piena campagna. Arrivati a destinazione, prima ci gustiamo l'ennesima insalata greca (qui a Milos abbiamo trovato dei formaggi stratosferici) all'unica taverna della spiaggia, e dopo una veloce digestione è già tempo di fare il bagno, perchè il mare di Agia Kyriaki è semplicemente unico.

Questo magnifico non-colore è dovuto dalla perlite presente sul bagnasciuga e nei primi 7-8 metri di mare, mentre più avanti diventa molto profondo e quindi di un blu notte non eccezionale. Mi sono martoriato i piedi, ma direi che ne è valsa la pena.

La sera decidiamo che è ora di mangiare il pescetto, quindi prendiamo il primo vero contatto con Adamas, il villaggio che ospita il porto di Milos.
Abbiamo mangiato (benino) in una taverna sul lungoporto, proprio sul mare (che non si vedeva perchè era notte, ovviamente), ma a Adamas non conoscono il concetto di pedonalizzazione e quindi il pasto è stato accompagnato da macchine e motorini con marmitte potentissime che ci sfrecciavano dietro, andando "un pochino" a rovinare quella che deve essere l'atmosfera rilassata di una cena di pesce sul mare. Comunque i crostini con la razza buoni buoni.
Dopocena giriamo un po' per il paese, c'è qualche yacht e qualche localino carino in più di quello che mi aspettavo, ma l'atmosfera del posto è piuttosto triste.
Quarto giorno, altra spiaggia. Tocca a Paleochori, ancora nell'estremo sud dell'isola. Oggi il vento soffia forte, 6-7 beaufort che sul quad si sentono tutti. La spiaggia è molto lunga per gli standard di Milos, noi scegliamo la parte sotto il Deep Blue, che è un bar-taverna costruito su alcune terrazzate che sovrastano il mare. Diciamo che da qui il panorama si lascia ammirare.

Lungo questo tratto di Paleochori, se si cammina sino alla fine della spiaggia, l'acqua diventa rossa come le rocce, dovrebbero esserci delle sorgenti termali nel sottosuolo ma noi, sinceramente, non le abbiamo proprio viste. Decidiamo quindi di passare qui l'intera giornata, per la prima volta in questo viaggio  usufruiamo di lettini e ombrellone, c'è anche un baretto mezzo scassato tipo chiringuito, solo che una birrozza te la fanno pagare 5 euro, ma la sete è tanta e quindi ci si fa spennare senza particolari sensi di colpa. Anche qui il bagno più bello sarà quello prima del tramonto, il mare è una tavola, il rilassamento è massimo.
Ovviamente l'imprevisto è dietro l'angolo, il quad si ingolfa ma poi riparte a forza di spinte e di bestemmie. Non ci spaventiamo e decidiamo di goderci il tramonto dalla chiesetta di Santa Maria Tourlani, che si eregge sferzata dal vento su un promontorio vista mare. Arrivati a destinazione il meltemi ci travolge, a queste altezze soffia con una forza quasi spaventosa, ma lo spettacolo è valso il prezzo del biglietto.

Il giorno successivo è quello più complicato. Complice il guasto della sera prima e il vento che soffia più potente che mai, decidiamo di cambiare al volo il quad con una macchina per le nostre ultime 48 ore sull'isola. L'operazione ci porta via tutta la mattina, la macchina la prendiamo da un noleggiatore che sta dentro una vera e propria stamberga, ma che si rivelerà una persona squisita. Tra un gatto che sale sui piedi e un altro, ci rimedia in pochi minuti un Pandino da battaglia ad un prezzo più o meno irrisorio.
Dunque ci resta mezza giornata, le spiagge del sud però sono le uniche riparate con questo meltemi cattivissimo, e quindi decidiamo di andare a saggiare l'altra caletta di Agios Sostis, come mi ero ripromesso. Il viaggio in macchina è sicuramente più comodo ma meno emozionante. Si parcheggia fuori un complesso di studios privati, e da lì si scende attraverso una scalinata mooooolto ripida ma fattibilissima. La caletta è ancora più piccola e riparata della prima, quella che ci ha fatto innamorare, e c'è addirittura meno gente. Solito mare, soliti bagni, ma la verità è che l'altra parte di Agios Sostis ci è piaciuta di più.
La sera ci godiamo il solito tramonto dal terrazzo, sta per finire il penultimo giorno qui e già è prepotente la nostalgia di questo posto e di questi momenti.

A cena è arrivato il momento di Oh Hamos a Adamas, la taverna più recensita del West. Il posto si trova di fronte la spiaggia cittadina di Papakinou (ci siamo passati con il quad ogni santo giorno, ammirandone il mare più che trasparente, e  da bravi stronzi quali siamo non ci siamo mai fermati per un bagnetto), e ad attenderci c'è la celeberrima fila. Ce la caviamo con una mezz'oretta ed entriamo sotto il caratteristico pergolato. Onestamente ero preoccupato di trovare un luogo troppo turistico e sputtanato, invece mi alzerò dalla sedia (dopo quasi 3 ore) con la sensazione di aver mangiato divinamente. Dopo un pazzesco sformato di formaggi prodotti da loro, io ho mangiato stambecco (non mi odiate) e la mia ragazza il maialino. Estasi dei sensi, la carne si scioglie letteralmente il bocca, ci credo che è allevata da loro. Personale poliglotta e gentilissimo. Solita testa alleggerita dal litro di bianchetto della casa e solita mastiha offerta. Ce ne andremo con la pancia piena e il cuore grato. Miglior taverna di Milos e non solo.
Ultimo giorno sull'isola, sale una bella botta di malinconia ma bisogna pur reagire. Decidiamo quindi che è ora finalmente di andare a Klima, il piccolo villaggio con le syrmata colorate, altro biglietto da visita di Milos.
Il posto è veramente particolare. Si tratta di una striscia di case che originariamente appartenevano ai pescatori locali, ove al piano terra rimettevano la barchetta e al piano superiore vivevano. Queste costruzioni sono letteralmente sul mare, sono state tutte ritinteggiate ma soprattutto sono state ristrutturate e oggi di pescatori nemmeno più l'ombra, sono tutte adibite a (costose) sistemazioni per turisti.

Le syrmata sono un sorta di microcosmo, oltretutto chi sceglie di soggiornare qui è consapevole di diventare un fenomeno da baraccone per gli altri turisti che vengono a visitare Klima. Qui infatti non può esistere il concetto di privacy, tutte le porte delle syrmata sono spalancate, passeggiando si possono osservare le tipiche scene di vita quotidiana: mamme ai fornelli, neonati sul fasciatoio, bambini che si rincorrono..... Ci sono padri di famiglia con pance importanti che stanno spaparanzati sulle sdraio, sembrano non avere alcuna intenzione di muoversi. Come si suol dire, Klima è bella ma non ci vivrei.
E' giunta l'ora di provare ad andare a Kimolos, isola raggiungibile in una mezzoretta di traghetto da Pollonia, ma in cuor nostro sappiamo che è un desiderio destinato ad infrangersi sul meltemi. Sono infatti 5 giorni che il nord è martoriato dal vento, ma andiamo lo stesso con la scusa di vedere quella parte dell'isola, e infatti arrivati a destinazione ci comunicano che il traghettino non parte. Pollonia è un posto strambo, in pratica è un porticciolo con un'infinità di taverne, locali e studios di costruzione recente e più o meno lussuosa. Sembra di stare agli Hamptons. Qui dicono si mangi il pesce più buono e più costoso di Milos.
Con la consapevolezza che le spiagge del nord non sono balneabili, ci rechiamo comunque verso Papafragas (niente di che, davvero) e Sarakiniko, forse lo spot più fotografato dell'isola. Si tratta di una immensa distesa di rocce bianche, sembra un deserto asiatico o la luna, è oggettivamente un posto "fico". La location è iperturistica e ci sono pure i pullman che ammollano fiotte di turisti, facciamo le foto di rito e ce ne andiamo soddisfatti, anche perchè qui il mare non invita a mettersi a mollo.

Il giro per il grande Nord dell'isola andava fatto e ci ha soddisfatto, ma senza indugi o recriminazioni ce ne torniamo in pieno Sud dove il mare è stato SEMPRE incredibilmente piatto. Pranziamo ad Agia Kyriaki dove l'insalata greca non tradisce, e poi decido arbitrariamente di andare alla ricerca di Psarovolada, altra spiaggia mica tanto conosciuta. Con il pandino ci arrampichiamo letteralmente fino all'omonimo resort, e da lì mi avventuro da solo, novello Ulisse, per la sgangheratissima scalinata che scende fino alle calette che dall'alto si intravedono soltanto.

Saranno un centinaio di metri di dislivello, passando in mezzo a tante erbacce tremo al pensiero che possa spuntare la famigerata vipera lebetina, ma dopo 7-8 minuti di discesa mi ritrovo in faccia al paradiso.
Psarovolada è qualcosa di unico, gemma (quasi) nascosta che spero resti tale, secondo me la più spettacolare dopo Tsigrado. Le parole in questi casi devono lasciare il posto alle immagini.

La risalita verso il resort sotto il sole delle 14 non è stata un'ottima idea, in cima ho un leggerissimo fiatone e la classica sudata "che si può bere", ma mai come questa volta posso dire che ne è valsa la pena. L'ultimo pomeriggio a Milos decidiamo di passarlo nella prima caletta di Agios Sostis, perchè per noi è LA spiaggia. Non vorremmo mai uscire da questa acqua che sogneremo per tutto l'inverno, staccarsi dalla sabbia dorata provoca dolore fisico. Purtroppo l'ora arriva, ma abbiamo ancora tempo di goderci l'ultima esperienza: il tramonto dalla chiesa di Plaka.
La vista obiettivamente merita, ma il contesto è un tantino mortificante. C'è il pienone, la maggiorparte delle persone stanno sedute sul muretto spalle al tramonto. Tanti si sono attrezzati con una bottiglia di vino (bravissimi) e qualche oliva, noi arriviamo in extremis con Mythos e patatine e capito l'andazzo ci defiliamo su una stradina laterale dove lo spettacolo è altrettanto bello ma si sta molto più comodi.

Dalla chiesa scatta anche l'applauso, cosa più stupida persino dell'applauso all'atterraggio dell'aereo.
La sera ceniamo in loco da Avli Milos, e a sorpresa ci gustiamo il miglior polpo alla brace della settimana. L'ambiente è bello, cenare tra questi vicoletti sotto le buganvillee non può non piacere, però Plaka (che è bellissima) ci ha lasciato la sensazione di essere un filo troppo turistica.
Il mattino seguente ci imbarcheremo per trenta e trentuno sull'aliscafo che ci porterà a Mykonos, dove nell'ordine: soggiorneremo da Dina's rooms, che si rivelerà una splendida sorpresa per posizione e cortesia dei gestori, saggeremo la folla oceanica, i letti matrimoniali e il lusso pacchiano e ostentato di Ornos Beach (mare bello trasparente, però), ci gusteremo il tramonto più turistico del mondo da Little Venice (con mastodontica Costa Crociere a rendere ancora più kitsch l'ambiente), mangeremo sorprendentemente bene da Kounela's, verremo inghiottiti dalla notte di Mykonos e ne verremo sputati  fuori giusto in tempo per prendere l'aereo che ci riporterà in Italia.

Considerazioni finali: Milos sta andando tantissimo di moda negli ultimi anni, e suo malgrado rischia di trasformarsi in un grande spot a cielo aperto per instagrammer più o meno celebri. Nonostante questo, l'anima dell'isola è ancora racchiusa in posti come Tripiti, dove abbiamo (fortunosamente, per la verità) scelto di soggiornare, e negli infiniti colori del mare. I tantissimi chilometri di costa richiederebbero ben più di una settimana per essere esplorati, ma i giorni a nostra disposizione questi erano e ce li siamo goduti in pieno, mantenendo sempre un mood rilassato. Abbiamo infatti trovato tutte quelle piccole cose che ci spingono a tornare sempre in Grecia, come le spiagge semideserte e sempre pulite, il costo della vita ancora lontano da quello dell'Italia e della Spagna, e in generale quel ritmo di vita sereno che riusciamo ad assaporare solo su queste isole sperse nel bel mezzo dell'Egeo.
Quindi? Quindi il giudizio è ampiamente positivo. Vale la pena venire a Milos specialmente per il suo mare, che è qualcosa di meraviglioso. Non che sia per forza il più bello di tutti (de gustibus), ma certamente la varietà dei colori che regala è qualcosa di unico ed inimitabile.
Se amate la Grecia, tenete in considerazione quest'isola.

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