Altro giro, altra Grecia: Naxos ft. Santorini

L'aereo sobbalza sulla pista di atterraggio dell'aeroporto di Santorini quando sono le 3 di notte. Le due ore di volo tra gli stretti sedili Vueling le ho passate a fare i canestri con la testa con il cinesino  accanto, simbolo del turismo intercontinentale che ogni anno invade l'isola più instagrammata d'Europa, ma su questo ci torneremo.
Noi (io e la mia ragazza) siamo solo di passaggio a Santorini. Infatti, dopo aver assistito all'alba dal piccolo porto, ci imbarchiamo sul traghetto Blue Star, che sembra una mini Costa Crociere. La nostra destinazione è Naxos.
Assecondando i miei disordini mentali, ho passato l'inverno a scervellarmi per scegliere quale isola visitare. Passando da Milos a Folegandros, da Skopelos a Paxos, alla fine abbiamo scelto Nasso, specialmente perchè volevamo le Cicladi. Alla fine la scelta è stata azzeccata.
Comunque, il ferry attracca al porto di Naxos Town per le 9, e appena scesi ci aspetta la ragazza del noleggio. L'auto, se così può definirsi, è una Chevrolet Spark di un blu non definibile per quanto è brutto. Ovviamente di cose tipo assicurazioni non se ne parla nemmeno. Partiamo ed iniziamo a piottare sul lungoporto, incuranti di eventuali sensi unici e confidenti nella inesistenza, o nella clemenza, dei vigili urbani locali. Siamo ufficialmente in vacanza. Il cambio è durissimo, la seconda e la terza praticamente non entrano, ma è tutto bellissimo, l'entusiasmo è tanto e ce ne freghiamo. In fondo mi piace anche questo della Grecia. Alla fine, grazie al roaming libero e a Google Maps arriviamo agli studios affittati, e l'impatto è ottimo. La struttura è nuova di zecca, pulita, calce bianca  e tetto blu, c'è il cortiletto con le piante e la verandina privata dove ogni sera, al ritorno dal mare, siederò e berrò la mia Mythos (anche se quest'anno ho scoperto l'Alpha) in una vera e propria estasi. Il bagno è straordinario, e per la prima volta in Grecia non becco la temutissima doccia con la tendina, ma nientepopodimeno una cabina gigante. Bingo. Siamo stati fortunati, perchè abbiamo prenotato tardi e questo appartamento costa anche relativamente poco.
Abbiamo deciso di soggiornare ad Agios Georgios, il quartiere sul mare di Naxos Town. Siamo a 5 minuti a piedi dai meravigliosi vicoli della Chora, si trova parcheggio, ci sono minimarket e tutti quei servizi che sono sempre utili. A sorpresa troviamo anche una bakery dove fare una colazione più che accettabile. Avevo paura che potesse essere il tipico quartieraccio moderno che si può trovare in Grecia, pieno di pub e annessi inglesi bivaccanti. Invece l'atmosfera è rilassata, come del resto in tutta l'isola, ci sono tanti ragazzi e tante coppie. Le costruzioni ai lati delle strade sono nuove ma realizzate nel tipico stile cicladico, ed in questa zona tutto sembra correre sul sottile equilibrio tra modernità e tradizione.
Comunque, sono praticamente due giorni che non dormiamo, ma nemmeno il tempo di poggiare le valigie che ci fiondiamo in spiaggia. La prescelta è Agios Prokopios. Stremati dal caldo non prestiamo troppa attenzione su dove sistemarci e scegliamo un piccolo stabilimento a metà dell'arenile. Diciamo che la scelta non è stata azzeccatissima, i lettini erano rotti e l'affollamento di gente eccessivo per i nostri gusti, sempre per gli standard ellenici. Comunque, il mare è bello esattamente come ce lo immaginavamo, e quindi siamo contenti. A Prokopios torneremo per caso anche l'ultimo pomeriggio, fuggendo da un cattivissimo temporale estivo (ho battezzato anche l'arida Naxos), con soddisfazione ben diversa.

La prima sera decidiamo di andare subito a vedere la Chora e ceniamo al To Doukato, una bella taverna con il tipico giardinetto, ma ubriachi di sonno e del vino bianco annacquato-ma-buono che ci accompagnerà per tutta la settimana, ce ne andiamo finalmente a letto.
Il giorno dopo, belli riposati, inizia la splendida routine vacanziera: sveglia, ricerca della spiaggia, tramonto, etc. etc.
Quest'anno abbiamo un nuovo giocattolo, oltre all'immancabile tubo di gomma: ho infatti comprato prima di partire una sottomarca della GoPro (30 eurini al Prime Day), che sfornerà belle foto quanto immancabili porcherie.

Comunque, siamo venuti a Naxos con l'idea di trovare spiagge che non siano il classico carnaio all'italiana, e già il secondo giorno abbiamo la nostra folgorazione ellenica: Orkos Beach. Questa spiaggia non risulta praticamente da nessuna parte sull'internet (ad ulteriore riprova del cattivo gusto delle persone in fatto di mare), ma la vediamo dall'alto e cattura subito la nostra attenzione. Decidiamo quindi di cambiare programma e di buttarci in questa splendida baia, formata da due piccole calette entrambe semideserte. Passiamo la mattina in quella più grande, e a pranzo troviamo sulla strada una taverna appena aperta, che funge anche da centro di kite surf, dove lavora un ragazzo italiano (non sarà l'ultimo che incroceremo). Qui abbiamo mangiato il miglior club sandwich (al salmone) della vacanza. Nel pomeriggio ci buttiamo nell'altra caletta, quella ancora più piccola, dove siamo noi e altre 4 persone. Il mare è una tavola color smeraldo, ci sguazziamo dentro come se non ci fosse un domani, il tempo scorre lento e decidiamo di restare fino a godere dello splendido tramonto. Questa è Grecia all'ennesima potenza.
In pace con l'esistenza ce ne andiamo via, ma dopo di noi arrivano due ragazzi che, armati solo di qualche lattina di Alpha, resteranno a godere di quello spettacolo. Mi sembra ci sia ancora speranza per l'umanità.
Per cena decidiamo di buttarci sul pescetto fresco e puntiamo le nostre fiches sul Meze, taverna che si trova sul lungoporto. Nonostante qui sia un po' la sagra del turistico, con infiniti negozietti tutti uguali che vendono chincaglierie marchiate Naxos, l'atmosfera non è mai pesante e l'affollamento non risulta mai essere troppo aggressivo; insomma, non siamo a Gallipoli a ferragosto. Al Meze mangio per la prima volta nella mia vita la razza, consigliata direttamente dal proprietario, e un'ottima grigliata mista nella solita maxi porzione greca. Anche qui dolce e ouzo offerti, anche qui prezzi più che onesti.
Il giorno dopo andiamo alla ricerca della famosa Alyko beach, ed arriva il momento di fare qualche chilometro in più. Finalmente infatti riusciamo ad attraversare un bel pezzo di Naxos, per vederne la vera faccia, lontana dai lustrini delle zone comunque turistiche. L'isola è selvaggia. Rispetto alle altre Cicladi, qui le condizioni climatiche sembrano essere più clementi e, durante l'inverno, concedono qualche goccia di pioggia in più all'arida terra. Dal vetro della Spark vediamo tantissimi terreni adibiti ad allevamenti, qualche capretta e qualche vacca, e tanta tanta agricoltura. Nel complesso non c'è nulla che rubi veramente l'occhio, ma la sensazione forte è quella di trovarci nella vera Grecia, non ci sono costruzioni che stuprano  il territorio, tranne l'ecomostro verso cui ci dirigiamo. Questo doveva essere un grosso resort, ma non è stato per fortuna mai completato, e si staglia imponente su una collinetta a strapiombo sul mare. Appena arrivati parcheggiamo e ci inoltriamo nel labirinto di sentierini che, passando sul contorno della scogliera, scendono alle due cale consecutive che poi scopriremo essere Hawaai beach e Cedar Forest of Alyko. Il vento qui è un po' più sferzante, ma niente di preoccupante. Dall'alto la vista è semplicemente mozzafiato.
Una volta scesi l'entusiasmo onestamente un po' si spegne. Il mare è mosso e l'arenile è sporcato dai detriti (naturali, non plastiche) portati dalla corrente. C'è pochissima gente per fortuna, e sembra di essere più sull'oceano atlantico che sull'egeo. La mattinata trascorre tra qualche bagno comunque disturbato dalla marea mossa e da un sole che scompare dietro la nuvoletta di Fantozzi, e così per le 14 decidiamo di andarcene. Siamo un po' perplessi, soprattutto considerate le aspettative. Prima però troviamo dietro la scogliera una bellissima spiaggetta letteralmente privata, che ci ridona la speranza perduta. Nemmeno il tempo di sistemare il nostro ombrelloncino che un mare arrabbiatissimo la sommerge.
Ce ne andiamo un po' delusi, ma dalla cima del promontorio dove si trova l'ecomostro scorgiamo in lontananza una spiaggia dai colori realmente caraibici. Montati sul bolide, ci dirigiamo immediatamente verso quella direzione, dove troviamo una taverna e una spiaggia che però dal vivo non ci sembra quella che cerchiamo. Approfittando della solita gentilezza dei gestori, chiedo se Alyko beach sia nelle vicinanze, e dopo aver ottenuto risposta positiva con annesse indicazioni, mangiamo un club sandwich (voto: 8/10) in tutta fretta perchè è troppa la voglia di andare lì. E infatti lo spettacolo che poco dopo ci si para davanti vale il prezzo del biglietto, come si suol dire: Alyko Beach.
L'arenile qui è totalmente libero, non c'è la minima traccia di stabilimenti o organizzazione umana. L'acqua ha i colori probabilmente più belli dell'intera isola, è blu in tutte le sfumature possibili, smeraldo vicino le rocce. A completare la grecità del posto c'è una graziosa chiesetta sul lato est, tutta calce bianchissima e tettino blu. Voglio subito andare lì, ed inaspettatamente trovo anche la porticina (blu, ca va sans dire) aperta. Dentro è piccolissima ed ogni centimetro quadro è ricoperto di crocifissi e oggettini vari. In fondo c'è una finestrella da cui si vede il mare. Da qui scatto quella che secondo me è la foto della vacanza.
Passiamo tutto il pomeriggio cullati nelle splendide acque, c'è poca gente e solo qualche yacht in lontananza ad imbrattare questo splendido dipinto. Si vorrebbe rimanere qui per sempre. Insomma, Alyko beach voto 10.
L'indomani decidiamo di riconsegnare il bolide per passare i successivi 3 giorni in cima ad un quad. Sono eccitato come un bambino alla pista di go kart. Prendiamo un 150 cc in discrete condizione, e dopo qualche tentennamento iniziale prendo padronanza del mezzo. In pochi chilometri da casa arriviamo all'altra spiaggia che, insieme ad Orkos e alla suddetta Alyko rappresenta, a parer nostro, la Santissima Trinità del mare di Naxos: Plaka beach.
Di lunghezza chilometrica, dietro di lei scorre uno sterrato circondato da baretti e taverne. Giunti approssimativamente verso la metà, decidiamo di parcheggiare in prossimità di alcune dune. La scelta è felicissima, e quello che ci si para davanti è un vero e proprio spettacolo della natura. Mare smeraldo trasparente che degrada lentamente, sabbia chiara e dune desertiche dietro di noi. L'impatto è fortissimo, il paesaggio non è europeo qui, sembra di stare spersi ai Tropici. Abbiamo scelto un punto in cui c'è qualche ombrellone "organizzato", ma nel tipico stile greco. Distanza di 4-5 metri l'uno dall'altro, lettini nuovi, niente stabilimento che pompa musica discutibile, al prezzo di 7 euro per tutta la giornata. A tre metri dall'acqua più bella di Naxos. Inoltre c'è la possibilità di farsi portare le ordinazioni direttamente in spiaggia. Senza sovrapprezzo. 
L'acqua è leggermente più calda rispetto ad altre parti dell'isola, e mi scateno con video e foto subacquee. Nonostante il milione di foto fatte, non sono mai riuscito a cogliere il vero colore del mare naxiota.
C'è da dire che la spiaggia è talmente lunga che ci si trova di tutto. Infatti ci sono dei tratti violentati dalla presenza di stabilimenti balneari all'italiana, gli ombrelloni da lontano sembrano messi l'uno sopra l'altro. L'inferno. Non capisco come si possa preferire quella calca al paradiso dove ci troviamo noi adesso
Plaka ci piace talmente tanto che decidiamo di passarci tutto il giorno. Vicino a noi c'è una famiglia milanese che sembra confermare tutti i clichè del caso, sulle dune dietro di noi ci sono tantissimi nudisti. La convivenza è pacifica e le ore scorrono lente ma implacabili. Un po' prima rispetto ai nostri soliti orari abbandoniamo la spiaggia per dirigerci alla vicina taverna Paradiso, che nelle intenzioni dovrebbe essere una sorta di cartolina vivente. E infatti così sarà. I tavolini sono sulla spiaggia ad una quindicina di metri dal mare, piazzati strategicamente sotto ad un alberello contornato da un filo di lampadine. Il posto è conosciutissimo, chiunque abbia pensato di andare a Naxos avrà visto la foto su internet, e infatti siamo fortunati a trovare un tavolo libero. Decidiamo di mangiare un'insalata di polpo e le solite polpette. La qualità del cibo non è male, ma sotto media rispetto le altre taverne provate. Comunque ne vale la pena. Infatti arriva il tramonto e l'atmosfera diventa effettivamente degna di nota.
Il giorno dopo decidiamo di osare e ci spingiamo verso l'estremo sud-ovest dell'isola. Il viaggio in quad è bellissimo, l'aria pizzica sugli avambracci e gli odori della terra sono fortissimi. Tracciamo il percorso attraversando delle vere e proprie mulattiere e villaggi che non contano più di sette o otto case. Ci sono i vecchi seduti ai tavolini dei bar, suono con il nasale clacson del quad e loro ricambiano il saluto.
Le spiagge che avevo segnato su questo tratto di costa non sono un granchè viste dal vivo, e quindi decidiamo di passare la mattinata nella vicina Alyko, che tuttavia troviamo in condizioni peggiori rispetto alla volta precedente, forse a causa di una mareggiata che ha portato vari detriti sull'arenile. Qui comunque assisto ad una scena meravigliosa: un bimbetto di circa un anno viene letteralmente imbracato su una ciambella gonfiabile e, per la prima volta nella sua vita, prende contatto con il mare. Farlo in queste meravigliose acque lo rende un privilegiato, chissà se se ne rende conto.
Il pomeriggio mi metto in testa di andare a cercare delle fantomatiche calette di cui ho letto su internet, che dovrebbero trovarsi più a sud. Dopo che il navigatore ci fa fare un bellissimo giro a vuoto di una decina di chilometri, decido di utilizzare il satellitare e, valicato uno sterrato niente male, arriviamo a destinazione. Le calette esistono davvero e sembrano essere due. Optiamo per la seconda, un piccolo anfiteatro circondato da altissime rocce color ocra. Bisogna scendere passando sopra la scogliera, ma non sembra essere troppo tragica. Arrivato ad un paio di metri dalla meta non so più dove mettere i piedi e decido di saltare direttamente dentro il mare. Ovviamente l'acqua era bassissima e atterrando mi quasi spezzo in due. Seguono bestemmie varie (mie) e qualche risata (dei pochi bagnanti presenti). Chiaramente dopo di noi scenderanno vari pensionati senza alcuna difficoltà.  Il mare è leggermente mosso, e il sole del pomeriggio non gli dona certo dei colori indimenticabili, ma sono particolarmente affezionato a questa spiaggia. Qui infatti ho terminato la lettura del libro che ho portato con me, "Il professore di desiderio" di Philip Roth, seduto su una roccia in riva al mare, circondato dal silenzio e dalla luce che precede il tramonto. La pace, quella vera. Visto che la mia ragazza dorme, decido di starmene in acqua a godere dell'ennesimo tramonto, visto che il mare è improvvisamente diventato una tavola. Lo so, sta storia dei tramonti in Grecia è diventata obiettivamente una rottura di palle, sono belli anche in Italia e in altri parti del mondo. Ovvio. Però intanto ecco un'altra foto.
Pur avendo davanti altre 24 ore in questo splendido lembo di terra, qui ho provato quella sensazione che mi assale quando la vacanza è ben riuscita: un misto tra la malinconia del viaggio che sta per finire e la gioia di averlo vissuto. Insomma, siamo contenti. 
L'ultimo giorno ci alziamo con l'intenzione di tornare a Plaka, chè io l'altro giorno avevo visto le canoe e voglio giocare. Il cielo però non promette niente di buono. La mattina, a sorpresa, tutto scorre liscio, trovo un Kite Center e affitto un kayak biposto per un'ora. Qui ho conosciuto un ragazzo di Bolzano amante degli sport acquatici (sì lo so, fa ride sta cosa), che viene a Naxos a farsi la stagione estiva. Beato lui. Comunque il giro in kayak è fico, anche se ovviamente devo remare per due. Dopo volevo prendere il Sup, ma il cielo in lontananza promette la guerra, e infatti dopo aver pranzato sulla spiaggia arriva l'acqua. Prendiamo il quad e partiamo senza una meta, solo con l'intenzione di sfuggire al temporale, dirigendoci dove il cielo è terso. Alla fine arriviamo ad Agios Prokopios, dove già eravamo stati il primo giorno. Però stavolta azzecchiamo il lato della spiaggia e ci piazziamo sotto il promontorio dove sta anche la taverna. Qui l'arenile è libero, poco incasinato, ed il mare ha dei colori indimenticabili. Se la batte con Plaka. Passiamo le ultime ore marittime così, un po' felici per aver trovato un ultimo jolly, un po' depressi perchè dobbiamo salutare l'isola. Ce ne andiamo prima del solito perchè vogliamo andare a vedere la Portara al tramonto (...). Non ci piacciono le cose eccessivamente turistiche, ma facciamo un'eccezione e andiamo. C'è già un po' di gente che passeggia vicino a questo imponente arco, ultimo frammento del Tempio di Apollo costruito sull'isola qualche annetto fa. Ci mischiamo anche noi con questa piccola folla cosmopolita, composta in maggioranza da papà con la reflex al collo e coppie in attesa dello scatto buono per Instagram. La gente sembra felice. Anche noi aspettiamo che il sole si metta in posizione, ovvero "dentro" la cornice della Portara, che l'effetto scenografico è assicurato. Questo è il risultato.
Passato il momento, ci mettiamo a girare per la zona, e alla fine salutiamo Naxos così:
Ad un certo punto ho smesso di raccontarvi delle cene. Abbiamo sempre mangiato fuori, sia a pranzo che a cena. Chi è stato in Grecia conosce i prezzi. Senza dirvi tutte le taverne dove ci siamo abboffati, voglio raccontarvi delle due che ci sono rimaste nel cuore. La prima è il Fiamingo: qui abbiamo cenato sotto un bel pergolato, con il gradevole sottofondo di musica live, ovvero tre ziotti greci con repertorio, diciamo, abbastanza limitato. Ad un certo punto un signore comincia a ballare in mezzo alla "pista", mentre tutti gli altri commensali spaccavano piatti e bicchieri ai suoi piedi. La cosa mi è piaciuta.
Un altro posto che mi sento di consigliarvi è Vasilis Garden. Qualche tavolino nel cuore dell'old market, cucina che ci è sembrata realmente tradizionale. Qui ho mangiato l'agnello kleftiko. Una sorta di stufato in crosta, con carne tenerissima e pomodori, piselli e altri prodotti coltivati sull'isola. Miglior piatto della vacanza.
Più in generale, la sera siamo sempre stati nella Chora. Dal lungoporto si sale verso l'old market, un delizioso dedalo di viuzze, tavolini, negozi di chincaglierie varie, in un  riuscito equilibrio di turistico e tradizionale. Una sera siamo saliti sino al Kastro, il castello veneziano che domina l'intera città. 
Ci apprestiamo quindi a salutare questa Naxos che ci ha fatto innamorare di lei. E' un'isola "cicciona", nei paesaggi come nel mare e nel cibo che generosa offre a chi la visita. Il turismo non è quello mondano delle vicine Mykonos e Paros, ma la sensazione è che alla gente locale non gliene freghi nulla di questa mancanza di glamour. E nemmeno a chi viene a visitarla, come noi. Qui abbiamo trovato infatti tutto quello che cercavamo da una vacanza in terra ellenica: mare meraviglioso, spiagge deserte o semi-deserte, taverne, un bel villaggio tipicamente cicladico dove  passare le serate tra vino e baci. I tramonti da vivere e da fotografare. Sono tutti i clichè della Grecia, è vero, ma sono reali. Vado in vacanza sulle isole di questo Paese da un po' di anni, e posso dire di amarle profondamente.
Saliamo quindi sul traghetto che ci riporterà a Santorini, con il cuore gonfio di tristezza ma anche con tanta voglia di goderci l'ultimo giorno di vacanza. Attracchiamo nel primo pomeriggio, e il porto, complice il caldo folle, mi sembra un vero e proprio inferno. Subito veniamo accalappiati da un gestore di trasfer privati, che, dopo averci fatto salire su un bel van, ci porta fino al nostro hotel nel cuore di Thira. Il tizio è sorprendentemente gentile, e prendiamo accordi per farci portare all'alba all'aeroporto. La stanza, costata il 30% in più rispetto alla piccola reggia di Naxos, è un buco, l'odore non è dei migliori e la piscina tanto decantata è un acquitrino al coperto (!!!). Ecco, l'impatto con quest'isola non è stato certo dei migliori. Tutto puzza a cento chilometri di turistico, rispetto a Naxos sembra di stare su un altro pianeta.
Comunque pazienza, decidiamo di uscire subito e di tornare in stanza solo per fare la doccia e per le 2-3 ore di sonno prima di andare all'aeroporto. 
Diciamo subito che passeggiare sulla caldera ci rimette immediatamente in pace col mondo. E' uno spettacolo della  natura mai visto, Dalle terrazzate dei locali ci si può sedere e, mentre si gusta una Mythos da 15 euri, godere di una vista senza eguali. L'impatto visivo è fortissimo, pari a quello che si prova guardando Venezia, secondo me. 

Le botteghe non sono più quelle degli artigiani locali, ma sono marchiate Calvin Klein, Villebrequin e Chiara Ferragni. Tutto è glam e luccicoso, ma per un giorno si può soprassedere. I turisti che affollano le strade vengono da ogni parte del mondo, c'è tanta Asia. Le taverne qui sono ristoranti, e noi vogliamo accaparrarci quello con la vista più fica per la cena. Alla fine scegliamo quello più in alto, e per la prima volta in Grecia mi chiedono la caparra. Dopo la doccia nel bagno di un metro quadrato andiamo a cena, ed effettivamente abbiamo scelto bene. La vista è magnifica, siamo altissimi sulla caldera, la città bianca aggrappata sulla roccia si illumina. Siamo emozionati. Mangiamo un antipasto di pesce, un filetto di salmone e uno di tonno, tutto annaffiato da un'ottima Malagousia. Ad un certo punto si alza un vento incredibilmente freddino, il maitre dice che qui è normale. Alla fine tocca mettere il maglioncino sulle spalle della ragazza. Abbiamo visto anche questo!
Dopo la cena continuiamo a passeggiare, di notte lo spettacolo a cui si assiste è diverso, il contrasto tra le luci delle case a picco sulla caldera e l'oscurità del mare è bello, ma tutte le fotografie che facciamo non riescono a coglierlo pienamente. Ci rimarrà nel cuore, e forse è giusto così.
Per quel poco che ci sono stato, Santorini mi è sembrata un'isola dai mille contrasti. Le luci di Thira e di Oia convivono con il terreno brullissimo e le costruzioni di foratini che abbiamo visto durante il giro in van. Sulla caldera tutto è fatto a uso e consumo del turista, soprattutto i prezzi, ma vedere l'incredibile opera che la natura ha scolpito qui è qualcosa che ti scuote dentro. Potenza allo stato puro. Certo, per quello che cerchiamo noi, più di un paio di giorni a Santorini ci manderebbero al manicomio, considerato anche il tipo di mare che certo non ci esalta. Ma mi sento di dire che, avendo l'aeroporto, se si visita un'isola delle Cicladi una tappa qui, anche di un solo giorno, è qualcosa per cui vale veramente la pena.
Dormiamo un paio di ore e il nostro amico del van ci viene a prendere per portarci al piccolissimo aeroporto. Dopo il canonico ritardo di un'ora e mezzo saliamo sull'aereo che ci riporterà a Roma. Ma è soltanto un arrivederci.

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