Lampedusa, breve ma intensissimo

Il feroce capitalismo all'italiana ci impone delle ferie brevissime per questa estate 2021, e per di più nel bel mezzo del Ferragosto.

Non il massimo, per usare un eufemismo, ma ce lo facciamo andare bene e decidiamo di giocarci il jolly Lampedusa, che comunque era nella checklist dei posti da dover visitare.

Per il volo di andata abbiamo potuto prenotare solamente con WizzAir, oscura low-cost ungherese che non si porta dietro una buona nomea, tra cancellazioni last minute e rimborsi solo sognati. Quindi si prega fino al momento in cui saliamo sull'aereo. Due ore di ritardo, si fanno le 21, visti i presupposti ci sembra persino un lusso, ma una volta seduti sulle comode poltroncine....l'aereo non decolla! Subito un gradevole imprevisto, chiediamo spiegazioni agli assistenti di volo, sembrano sorpresi quanto noi e paventano improbabili problemi tecnici con l'aeroporto di Lampedusa, che nientepopodimeno "starebbe chiudendo, vista l'ora", il panico sale tra i passeggeri, ovviamente dopo due ore di ritardo e un'ora seduti in cabina nessuno che ci abbia offerto una bottiglietta d'acqua o un panino. Addirittura uno steward annuncia una "vera e propria trattativa tra la Compagnia e l'aeroporto", roba da far impallidire la Stato-Mafia, ma alla fine non so come non so perchè, forse sono state ascoltate le preghiere o le imprecazioni, l'aereo decolla e tempo un'oretta scarsa atterriamo a destinazione.

Si è fatta praticamente mezzanotte, ci attende l'aria tiepida di Lampedusa, 32 gradi percepiti 47, il tempo di azzannare un panino in centro e crolliamo sul letto.

DAY 1

Ci svegliamo nel nostro bell'appartamentino a due passi da via Roma, centro vitale del paese, dal piccolo balconcino intravediamo il porto, e tanto basta a Booking per vendere la cosa come "vista mare". 

Per la prima mattina puntiamo subito al bersaglio grosso: l'isola dei conigli. Da quest'anno l'accesso a questa meraviglia è possibile esclusivamente per 350 persone a turno, mattutino o pomeridiano, tramite prenotazione on-line, più altre 150 tramite fila all'ingresso. Ovviamente il sito ha dato dei problemi, tante persone hanno dovuto rinunciare, ci sono state parecchie polemiche, ma a posteriori possiamo dire che è stata una scelta giusta.

Per l'occasione abbiamo noleggiato uno scooter 125, di solito preferiamo quad o auto, ma le distanze di Lampedusa sono talmente ridotte che un motorino è perfetto, e poi lo parcheggi ovunque, che in questo periodo di calca è un bonus mica da ridere.

Arriviamo dunque all'ingresso della Riserva Naturale, tutti tronfi sventoliamo la nostra bella prenotazione, non facciamo la fila e cominciamo la discesa terrosa verso il paradiso. Il sentiero è molto curato, in generale si nota il lavoro dei volontari di Legambiente, si scende finchè non si arriva a questo terrazzamento da cui finalmente si ammirano i colori del mare.



Sarà pure un clichè, ma veramente nessuna immagine può rendere l'idea di quello che ci si para davanti. Dopo le millecinquecento foto mi prende l'ansia di scendere in spiaggia e di fiondarmi dentro questo mare pazzesco, piantiamo l'ombrellone e mi tuffo. L'acqua è semplicemente un incanto, un pantone di tutti i celesti del mondo, alla fine non riesco veramente a descriverlo meglio di così. Oltretutto oggi tira un leggero maestrale a 3 Beaufort, che esalta ancora di più le trasparenze. Comunque niente, trascorriamo ovviamente tutta la mattina qui, andarsene è davvero complicato, fa caldissimo e quindi stiamo praticamente 4 ore dentro l'acqua. La sabbia è bianca sul serio, entrando nel mare si passeggia e si arriva a queste mini calette, lo spazio qui è minuscolo perchè oltre non si può andare, visto che nidificano le tartarughe.

foto da rivedere in inverno mentre si abbraccia il termosifone

Se poi si continua a camminare si arriva alla vera e propria isola dei conigli, che altro non è che uno scoglio nel mare dove non si può salire, sempre per motivi di tutela ambientale. Da qui si intravedono le barche accalcate alla Tabaccara e a cala Pulcino, il cielo e il mare si fondono, la vita è bella da qui.

Il numero chiuso rende anche gradevole stare sulla spiaggia, non c'è ovviamente il deserto ma con l'ombrellone e l'asciugamano hai il tuo spazio vitale preservato. Stessa cosa in mare, si può star tranquilli senza dover per forza sfiorare la spalla oliata di qualcuno. Per un posto del genere è un miracolo, è un plus che la mette in cima ad ogni classifica, immaginatevi la Pelosa di Stintino con solo 500 persone e capirete. I volontari di Legambiente pattugliano la spiaggia in cerca di qualche sveglione con voglia di inquinare, non si può fumare e non si possono utilizzare gonfiabili, SUP, canoe etc. etc., ma alla fine la gente si comporta bene, e vorrei vedere. Per concludere, la miglior recensione su questa meraviglia della natura è che non sentirete mai nessuno dire "la spiaggia dei conigli? Meh, c'è di meglio".

Si fanno le 13 e dobbiamo risalire perchè il turno mattutino è finito, da vero macho mi carico l'ombrellone e la borsa frigo e affrontiamo la salita sotto 40 gradi, ce ne andiamo da qui con la certezza che torneremo.

Per il pomeriggio è tosta, perchè dove vai dopo essere stato qui? Scegliamo Portu 'Ntoni, una micro-spiaggetta circondata da una scogliera, appena dietro Cala Croce, e per la prima volta da quando siamo atterrati percepiamo la folla, la calca lampedusana sotto ferragosto di cui tanto avevamo paura. Alla fine prendiamo l'ultimo ombrellone rimasto sulla scogliera, stiamo sul lettino, stappiamo le prime Messina, insomma ci godiamo il glorioso ozio da spiaggia. 



Per il tramonto decidiamo di non traslocare, ce ne andiamo dietro lo stabilimento, dove hanno acchittato con pouf, divani etc. etc., insomma una bella situazione. Facciamo subito fischiare un gin tonic e uno spritzetto, il tramonto è bello ma nei giorni successivi troveremo di meglio.

Per la prima cena isolana ci dirigiamo verso Controvento, già prenotato giorni addietro, a picco sul mare di Cala Creta. Usciti dal centro abitato, la viabilità non è proprio il massimo, l'illuminazione scarseggia e il navigatore ci porta dentro il cortile di un abitazione privata. Lì incontriamo un altro scooter con due ragazzi che hanno le stesse nostre difficoltà, alla fine uniamo le forze e arriviamo a destinazione. Il posto è oggettivamente fico, una terrazzata scavata letteralmente a pochi metri sul mare, che detta così sembra il solito abuso edilizio all'italiana, ma invece è tutto in piena armonia con la natura e l'ambiente circostante.


Se volete fare i romanticoni questo è il posto giusto, c'è poca confusione e la giusta atmosfera ovattata. Mangiamo bene ma nulla di indimenticabile, i prezzi sono altini ma in linea con il resto dell'isola. Menzione d'onore per le trofie alla bottarga.

Ci avviamo verso via Roma con l'intenzione di fare baldoria, ma la stanchezza accumulata di questi due giorni ci ha ammazzato e quindi con la coda tra le gambe ce ne torniamo dritti dritti a casa.

DAY 2

Mattinata alla Guitgia, spiaggia "cittadina" ma dai colori bellissimi. Come tutte le cale dell'isola ci sono gli stabilimenti, e quindi affittiamo ombrellone e lettini. Anche qui vale il discorso fatto per portu Ntoni, ci sono tante famiglie con bimbi al seguito, non che sia un problema ovviamente (suvvia, siamo stati tutti bambini), ma il mare è bello solo se ti allontani dalla riva.

A pranzo ci ciucciamo un godurioso arancino alla triglia, ma il pezzo forte della giornata è previsto per il pomeriggio, ovvero l'uscita in barca, prenotata anch'essa con congruo anticipo.

foodporn

Il giro in barca a Lampedusa è un vero e proprio must, alla fine nella giungla dei tour organizzati abbiamo scelto Oltremare, principalmente perchè volevamo una cosa con poca gente e che durasse mezza giornata. Mai scelta fu più azzeccata. Partiamo puntuali alle 14.30 sul nuovissimo gommone di Michele, che si rivelerà un padrone di casa con i controcazzi, detto in francese.

Siamo solo 10, gli spazi ci sono, si crea una bella atmosfera. Il vento è perfetto (altra botta di fortuna, comincio a preoccuparmi sul serio) e così si decide di circumnavigare l'intera isola. Prima sosta ovviamente alla Tabaccara, altro spot da copertina di Lampedusa. Ci sono una marea di barche, qualcuna pompa musica discutibile a volume infernale. Ma come si fa?

Comunque, anche qui mi viene da dire solamente che sembra di stare in  una enorme piscina, i colori dell'acqua sono unici, c'è questo costone di roccia impressionante.


Stiamo parecchio a mollo e non vorremmo mai risalire in barca, ma la vita va così e il giro prosegue con una deviazione. Michele ci porta infatti in mare aperto, praticamente navighiamo sul velluto.


Avvistiamo una tartaruga, o meglio il guscio di un tartarugone gigante, spegniamo il motore e ci avviciniamo, lei nuota con quella testolina rugosa a filo d'acqua, alla fine se ne torna giù. Continuiamo a girare in mare aperto alla ricerca nientepopodimeno che dei delfini, sembra che siano stati avvistati in mattinata, ma dopo una quarantina di minuti ancora niente. Ovviamente non tutto può essere perfetto, ci accontentiamo dell'avvistamento della tartaruga e desistiamo. Oppure no? All'improvviso spuntano due coppie di pinne che saltano acrobatiche in mare. Ci sono 4 delfini, si avvicinano, passano sotto il gommone.


Dopo un quarto d'ora tra me e me mi rompo un po' i coglioni, perchè va bene i delfini, bellissimi, creature uniche ed intelligentissime, ma io voglio vedere le calette uniche di Lampedusa, e per fortuna ce ne andiamo alle Acque, altra insenatura fantasmagorica. A differenza della Tabaccara, qui ci sono meno barche e meno casino, i colori sono gli stessi e ce ne stiamo nel mare a sgodazzare. 

Il giro prosegue verso la costa nord dell'isola, quella meno pubblicizzata, ma anche qui con il gommone ci fermiamo in cale fantastiche, il mare non è piscinoso come la costa sud ma è altrettanto bello, scuro, ci sono i faraglioni, entriamo ed usciamo da queste grotte scavate nella roccia, e anche qui bagni a non finire. Ci siamo praticamente solo noi, si vede che Michele conosce la costa di Lampedusa come le sue stesse saccocce. Ad un certo punto ci fermiamo in una baia sovrastata da un costone di roccia bianchissima, il sole piano piano sta scendendo, c'è quell'atmosfera melanconica che solo il mare sa regalare, ci stappiamo un Peroncino e ci godiamo l'estasi, la libidine, chiamatela come volete.

Per il tramonto vogliamo andare sulla costa nord dell'isola. Il panorama cambia, e dal motorino ci godiamo queste profonde vallate desertiche che corrono sopra il mare. Arriviamo al famoso Sprizzando, che altro non è che un truck posizionato letteralmente su una scogliera.


Il tramonto da qui te lo godi in tutto la sua oscena bellezza, ci accompagniamo con due campari spritz belli carichi, c'è anche la musica, l'atmosfera è un po' wannabe Formentera, camicie di lino e tatuaggi, ma il posto è veramente magico.

Torniamo a casa sul tardi, accarezzati sul petto e sulle braccia dal vento fresco della sera, inebriati da quella sensazione di libertà che solo un motorino in vacanza sa regalarti. Per cena ci dirigiamo verso il nostro tavolo al Cavalluccio Marino, vera e propria istituzione a Lampedusa.

Siamo fuori dal caos del paese, c'è questo giardino che sembra un oasi di pace, l'atmosfera forse è un po' rigida ma va bene. La cucina qui sale di livello, non siamo certamente esperti ma anche due palati normali come i nostri si  rendono conto della forza di questi piatti.

il mare da mangiare

La bottiglia di rosatino consumata durante il desinare ci ha dato un'ulteriore spinta, una volta pagato il conto ce ne torniamo su via Roma ma non c'è un tavolino libero neanche a pagarlo oro, quindi andiamo a curiosare verso la Guitgia, dove troviamo una vera e propria discoteca sulla spiaggia. Era da prima del Covid che non vedevamo una cosa del genere, e un po' nostalgici ce ne stiamo qui a ballare, cullati da una musica di dubbio gusto e dalle onde che si infrangono sulla battigia.

DAY 3

Per oggi non c'è nessun programma prestabilito, l'intenzione è quella di girare per l'isola e trovare qualche spiaggia simpatica. 

Prima però tappa da Gastronomia Martorana, altro must locale, e dopo una fila chilometrica ci accattiamo il pranzo al sacco.

Alla fine ce ne andiamo a Mare Morto, chiamato così perchè il mare se ne frega dei venti e se ne sta sempre calmo. Ci accoglie una signora dall'accento spagnolo, che poi scopriremo essere sudamericana, qui di sabbia neanche l'ombra, è tutta roccia porosa e prendiamo un ombrellone e due lettini. 

mare morto è bello, ma non ci vivrei

Il mare effettivamente è una tavola, siamo lontani dallo splendore dei conigli e della Tabaccara, ma l'acqua è pulitissima, e ci sono questi banchi di poseidonia (o posidonia, boh) sul fondale che disegnano belle trasparenze. Qui, a differenza delle spiagge visitate nei giorni scorsi, regna il silenzio, ci sono quasi solo coppie, alcune stagionate. Noi siamo tipi più da sabbia che da roccia, ci infiliamo le super sexy scarpette da scoglio e via, dopo un paio di bei bagni decidiamo che è ora di gustarci il sudatissimo bottino di Martorana. E così, nel solco della tradizione di ogni vacanza italiana che si rispetti, ci scofaniamo senza ritegno una meravigliosa vaschetta di pasta alla norma e un arancino di pesce vista mare.

Soddisfatto lo stomaco, ci guardiamo in faccia e decidiamo che per carità Mare Morto è bello, ma non ci ha trasmesso quella sensazione che cerchiamo. E poi il pensiero di barcollare ancora sulla roccia non è che ci esalti più di tanto. Quindi per il pomeriggio decidiamo di tornare alla spiaggia dei conigli, non abbiamo la prenotazione ma decidiamo che saremo due delle altre 150 persone ammesse. 

E infatti alle 14 siamo lì, facciamo un po' di fila sotto il sole ma riusciamo a scendere con tranquillità. Non dirò più nulla su questa spiaggia, è un sogno ad occhi aperti, l'unico problema è che il pomeriggio il sole scappa prima, e quindi già alle 18 dobbiamo risalire.

Per l'aperitivo andiamo da O Scia Club, sempre sulla costa nord. In realtà arriviamo e il posto non ci piace per niente, sono tutti seduti e ci sembra un po' troppo cachino per i nostri gusti. Quando il barman ci dice che servono solo ai tavoli ce la squagliamo, e decidiamo di tornare al caro "vecchio" Sprizzando.

La strada panoramica è una meraviglia, una sottile striscia di asfalto che corre serafica tra il mare e il deserto, la luce è magnifica, i rumori non esistono, ci sono tante persone che si fermano lungo gli scorci della scogliera a fotografare un tramonto che sembra scoppiarti dritto in faccia.

sul set di un film di Clint Eastwood

La natura di quest'isola ti sorprende sempre, fuori dal centro abitato scompare il caos, il rombo dei motorini, la musica che fuoriesce dalle auto, sembra di andare su un altro pianeta.

Per cena non abbiamo prenotato nulla, esco su via Roma e riesco miracolosamente  a prendere per le 22.30 un tavolo alla Pescheria Azzurra. Rispetto alle sere precedenti cambia completamente l'atmosfera, siamo in pieno centro e c'è caos, la gente fa la fila per un tavolino e ti sta un po' addosso, ma mangiamo alla grandissima, il pesce è praticamente vivo, i tagliolini di nero di seppia sono orgasmici. Finalmente troviamo un servizio caldo, alla siciliana, prima del conto il ragazzo mi offre un liquore al finocchietto fatto in casa. 

Per la nostra ultima serata lampedusana ce ne stiamo su via Roma, non abbiamo grosse pretese, troviamo un pianobar e ci mettiamo a cantare, siamo felici.

DAY 4

Purtroppo il day 4 è anche l'ultimo giorno sull'isola. Abbiamo il volo alle 15, e dopo un check out difficoltoso decidiamo di passare la mattina alla Guitgia. In realtà l'intenzione era quella di avventurarci alla ricerca di qualche cala un po' più tranquilla, ero incuriosito da Cala Spugne, ma il tempo è tiranno.

Un'oretta scarsa prima del decollo siamo nel minuscolo aeroporto di Lampedusa, in attesa di salire sul rassicurante volo Alitalia, che partirà puntuale come un fottuto orologio svizzero. ¡Que sempre viva Alitalia!


Commenti

Post più popolari