Sardegna, welcome to the good life

L'estate ventiventitre dice Sardegna, il ballottaggio con Creta è vinto all'ultimo respiro e quindi bisogna preparare l'itinerario per questa terra tanto vicina, ma in cui paradossalmente non siamo mai stati.

Abbiamo otto giorni pieni, così decidiamo di passare la prima metà della vacanza sulla costa nord-est, per terminare il periplo sul lato opposto dell'isola.

Il volo Roma-Olbia è un battito di ciglia, atterriamo che il sole è appena sceso ed in questa bella luce ci consegnano la bestiale Panda Cross, che alla fine della settimana conterà ben 772 chilometri in più, senza praticamente mai superare i 90 km/h. L'aeroporto, non a caso denominato "Costa Smeralda", è un gioiellino, la viabilità è nord-europea e la aiuole curatissime, prendiamo la superstrada che in una ventina di minuti ci porta a San Teodoro, il nostro hub per l'esplorazione della costa orientale.

Ci sistemiamo nella nostra casetta, un po' piccola ma nuova di zecca, abbiamo anche il parcheggio, è tardi e facciamo un giro veloce in paese, mangiamo una cosa al volo e via.

Per il nostro primo giorno avevo già prenotato cala Brandinchi, da un paio d'anni a numero chiuso. La spiaggia è una mezza luna di sabbia bianca, l'acqua è una tavolozza di tutte le sfumature di azzurro che esistono in natura. Il mare digrada che più lentamente non si può, per effetto delle correnti si formano delle secche stratosferiche che creano delle mini-piscine in cui sguazzare come bambini. La fama della spiagge di questo tratto di costa è rinomata nel mondo, sembra quasi superfluo spendere aggettivi che nulla possono aggiungere a chi ha visto con i propri occhi, a chi ha goduto di mille bagni in quest'acqua.


Essendo il primo giorno non siamo attrezzati, decidiamo di prendere un ombrellone e due lettini al modico prezzo di euro settantacinque, dicesi settantacinque, per l'intera giornata. Questa sarà l'ultima esperienza con i lidi locali, o quasi, dal giorno successivo infatti porteremo il nostro ombrelloncino made in China, che non poche soddisfazioni ci regalerà. La giornata trascorre così, non riesco ad uscire dall'acqua e le mani si trasformano in delle fottute spugne raggrinzite. Affittiamo un SUP, "tanto sarà una cazzata starci su, figurati ci vanno tutti", e invece mi sembrerebbe più facile battere Alcaraz su un campo da tennis. Ci scappa anche un cornetto Algida, perchè questa vacanza emana vibes anni '80 da ogni poro. Solo che poi ritiriamo il pandino dal parcheggio, ed il prezzo della giornata è tutto tranne che anni '80: 27 eurini. Anche questa sarà una costante inevitabile.


                                                          fallimento col SUP, olio su tela

La sera torniamo a San Teodoro, prendiamo un aperitivo all'Ambra day, uno dei tanti localini un po' tutti uguali. Il paese è curatissimo, pulitissimo, ci sono un milione di bancarelle, di luci e lucette, c'è un ristorante ogni 3 metri, tutto è fatto misura di turista, che del resto qui non mancano. Niente di male, ci mancherebbe, ma non ritroviamo quelle sensazioni che abbiamo trovato in altri posti, questione di gusto personale. Però è bello passeggiare per il centro, poi abbiamo notato che i gestori dei locali, i camerieri, insomma tutte le persone che incontreremo in questi giorni sono gentili e professionali, è una carezza che fa piacere.  Cena "da Nardino", istituzione locale, e direi a ragione. Portate abbondanti, qualità altissima, conto più che giusto. Ci siamo.

Il day 2 è quello più atteso, è la finale di Champions League: destinazione La Maddalena. Il viaggio San Teodoro-Palau è un piccolo inferno, 70 km in quasi due ore, la frizione durissima del pandino e gli infiniti tornanti fanno andare in tilt il bestemmiometro, ma alla fine arriviamo e ci imbarchiamo sul catamarano. Siamo 10 persone, noi, qualche turista milanese ed una famigliola francese. La barca è gestita da due ragazzi che ci regaleranno un'esperienza quasi mistica. Ci piazziamo subito a prua, il sole picchia forte ma la brezza che sale dal mare ti porta direttamente in paradiso. Transitiamo davanti la celebre spiaggia rosa di Budelli, vediamo passarci davanti questo piccolo eden, come tutti sanno la balneazione è vietata ed alla fine è come trovarsi davanti un gigantesco babà e non poterlo addentare. Prima sosta bagno nelle piscine naturali, sempre a Budelli. Siamo in mare aperto ma si vede il fondale, si nuota in mezzo ad infiniti banchi di pescetti. 


Poi ci spostiamo a Santa Maria, ed il livello di goduria sale ancora. Lo skipper fa un numero di alta scuola e ci porta con il tenderino sulla spiaggia principale della minuscola isola, proprio nell'arco di tempo in cui i barconi portano via la masnada di gente che c'era prima di noi. Questo ci consentirà di goderci questo posto pazzesco praticamente in solitaria, una mezz'ora che difficilmente scorderemo, una futura madelaine assicurata. Ci vengono a riprendere ed è una coltellata dover andare via da qui, ma la pancia brontola. Consumiamo il pranzo dondolando soavemente su un mare che è un'immensa piscina, l'orecchietta burro e alici è super, il cuoco sgama subito la mia natura abruzzese e porta una bella boccia di vermentino ghiacciato, siamo sull'iperuranio. Ultima tappa: isola di Spargi, spiaggia di cala Conneri, anche detta cala dell'amore. L'arenile è minuscolo, la sabbia è come fottuto borotalco, il mare non ne parlo perchè dovrei dire sempre le stesse cose, è onestamente qualcosa di insuperabile.  Dietro di noi la vegetazione è selvaggia, ogni tanto qui escono dei cinghialetti. Verso le 17.30 sbarchiamo di nuovo a Palau, e mai come questa volta possiamo dire che ne è valsa la pena. I ragazzi che ci hanno fatto vivere questo incanto li trovate come North Tempest, dategli una chance, se la meritano.


Prima di rientrare a San Teodoro ci fermiamo nella spiaggia di Porto Taverna per un ultimo bagno, il mare è una tavola argentea accarezzata dal sole che se ne va, la Tavolara troneggia maestosa come sempre sullo sfondo, è veramente complicato trovare un brutto posto da queste parti. Drinkettino alla Tavernetta, praticamente con i piedi in acqua, atmosfera impagabile. Torniamo in paese, cena abbastanza dimenticabile, passeggiata con le gambe stremate dalla stanchezza, letto.

                                                           vita lentissima a Porto Taverna

E' il turno di Lu Impostu, altra meraviglia della natura in zona San Teodoro, praticamente accanto a Cala Brandinchi. Anche qui l'accesso è a prenotazione, ed anche qui si può dire che è un'ottima idea. Oggi appare qualche nuvola, ma uno splendido maestralino le spazza via e rende il mare ancora più clamoroso. Ci troviamo un fazzoletto di spiaggia semi-deserto e piantiamo il nostro ombrellone praticamente a due metri dal bagnasciuga, sorprendentemente reggerà l'intera giornata. Non si può far altro che immergersi in mare, nuotare fino a sfinirsi e camminare ammirati di cotanta bellezza.

                                                               la nostra idea di felicità

Tra qualche Ichnusa, che qui ha il monopolio totale, e un panino la giornata sfugge via come una carezza nel vento, è già ora dell'aperitivo e ce ne andiamo a capo Coda Cavallo, altro spot clamoroso. L'ingresso è libero, ma salendo in cima al promontorio c'è una specie di villaggio privato, si incontrano queste ville dai muri rosa, ma si può proseguire fino ad arrivare ad una terrazza che ospita un bar-ristorante da cui si gode di una vista mozzafiato. Il mare da qui è un tappeto maculato di chiazze indaco, le barche sembrano navigare sull'olio, la natura rigogliosa esplode tutta intorno, la luce è quella giusta. 


In questa atmosfera niente male ci facciamo il solito drink, mentre per il desinare ce ne scappiamo al Portolano, direttamente sul mare di Porto San Paolo, uno dei tanti paesini sulla costa olbiese. Cena clamorosa, piedi praticamente sulla spiaggia e solito vermentino beverino ad innaffiare il tutto.

L'indomani sarà l'ultimo giorno sulla costa est, e decidiamo di trascorrerlo in qualche spiaggia della Costa Smeralda. E' un duro lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo. La prescelta è dunque Capriccioli, precisamente Capriccioli ovest. Qui l'arenile è praticamente del tutto libero, ci sono solo una manciata di lettini di un hotel e una specie di chiringuito costosissimo. Troviamo più affollamento rispetto ai giorni precedenti, ma comunque niente di trascendentale. Il mare è ovviamente bello, ma spingendosi un pochino al largo si nuota letteralmente in una vasca piena di pesci, spettacolo. Nel tardo pomeriggio ci spariamo una birrozza gelata nel chiringuito di cui sopra, l'atmosfera è super-rilassata, anche oggi giornata omologata.

                                                    mare brutto anche a Capriccioli

Cena all'agriturismo Li Mori, immerso nel verde nelle immediate vicinanze di San Teodoro. Menù fisso, cibo in quantità industriale ma di grande grande qualità, menzione speciale per le verdure fritte e ovviamente per sua maestà il maialino.

L'indomani salutiamo la costa orientale per dirigerci spediti verso Alghero, tracciando un percorso che fende la Sardegna al suo interno. Il viaggio è abbastanza monotono, un paio d'ore che passano tra superstrade e paesaggi piatti. L'arrivo è piuttosto spiazzante, abituati alla placida San Teodoro ci ritroviamo catapultati tra semafori, sensi unici, clacson che abbaiano e parcheggi introvabili. Comunque alla fine ci sistemiamo nella nostra casa appena fuori il centro storico, ma il pomeriggio vogliamo andare al mare e quindi via verso Mugoni. Finalmente, verrebbe da dire, troviamo una spiaggia che non ci piace. Certo, c'è una bella pineta alle spalle ma il mare non è un granchè, è persino un po' torbido, non c'è traccia dei colori visti nei giorni scorsi. Forse siamo capitati in una giornata col vento sbagliato, ci sta. Ma non ce ne frega niente, perchè siamo sulla costa occidentale e quindi il sole ci tramonterà dritto dritto in faccia, dopo svariati tornanti arriviamo nel punto panoramico di Capo Caccia, la splendida area marina protetta dove si trova, tra le altre, la spiaggia di Mugoni. Qui ad attenderci troviamo due splendidi track, perchè bisogna mangiare sempre, ovunque e comunque. Ovviamente la fantozzata è dietro l'angolo e il cielo si annuvola senza alcun preavviso, ma l'effetto devo dire che non è comunque male, su queste rocce la Natura ti sbatte in faccia tutta la sua potenza.



Finalmente però è ora di uscire e perderci per Alghero, tra le sue mille strade dai nomi catalani e lungo i suoi bastioni a picco sul mare. La città ci piace subito, è viva da morire, turistica ma vera, entra subito nelle nostre corde. Vaghiamo senza meta e la fame bussa, siamo a pezzi e quindi focaccia velocissima da Milese (top, top, top) e rientriamo.

E' il turno della Pelosa e le aspettative non sono alte, di più. Solita oretta di macchina e arriviamo a Stintino, subito ci rendiamo conto che sarà dura persino trovare parcheggio.  Qui infatti il sistema di accesso a numero chiuso non è stato pensato benissimo, in quanto gli under 12 possono entrare liberamente, per cui c'è un discreto affollamento, non sembra lo sbarco in Normandia ma quasi. In ogni caso ne vale tutta la fottutissima pena, la Natura qui ha fatto il suo dovere, il mare è di un celeste mai visto che sbatte su una torretta che sembra galleggiare. Invece si poggia su un isolotto, che prontamente raggiungo a nuoto. Praticamente si esce dall'acqua solo per mangiare qualcosa e bere la solita Ichnusa nel solito bar a prezzi poco popolari, alla fine della giornata ci si scorda anche della masnada di bambini. 


La sera torniamo ad Alghero per un aperitivo al Riservato beach bar, una manciata di tavolini sugli scogli. Stavolta il cielo non tradisce ed il tramonto ci esplode davanti, il mood è: calma, felicità, viva la vita. Per cena abbiamo prenotato al Nautilus, dove mangeremo molto bene su una splendida terrazza che domina il porto della città. 


Ultima giornata piena del viaggio, la sensazione è che dopo la Pelosa sarà difficile trovare qualcosa di entusiasmante ma la spiaggia del Lazzaretto, una striscia di sabbia scura circondata dai magnifici arbusti di capo Caccia, ci chiama. La mattina è pure nuvolosa, mi sembra persino di aver sentito due gocce di pioggia, ma quando il sole fa capolino il mare, come al solito piatto come una tavola, ci fa intravedere un bellissimo color smeraldo. Il vento spazza via definitivamente ogni traccia di nuvola, e ci godiamo a sorpresa questo mare così invitante, che non avrà i colori effetto wow delle spiagge dei giorni scorsi ma è un velluto. Purtroppo verso l'ora di pranzo l'incantesimo si spezza, la spiaggia è invasa da orde di bagnanti rumorosissimi, arriva anche un tizio con uno zaino-karaoke che fa un casino della madonna. Però avvistiamo a metà dell'arenile un roccione gigante che taglia la spiaggia in due, e dietro di sè nasconde una specie di caletta praticamente semi-deserta. Ci piazziamo lì fino a sera inoltrata, siamo una decina di eletti lontano dal caos primordiale che da qui sembra arrivare da lontanissimo. Facciamo gli ultimi bagni al tramonto, sono i più belli, questa giornata è un meraviglioso regalo di addio della Sardegna.

Come ultima cena ci siamo lasciati il meglio, appuntamento alle 22 al Mabrouk preceduto da un'altra ricognizione del centro di Alghero, che ogni giorno ci piace di più, ci accoccola nelle sue carrer e poi ci spinge sui suoi imponenti bastioni. Il desinare non delude le attese, ma le esalta, qui si mangia solo pescato e solo menù fisso: cinque antipasti, due primi, un secondo, un dolce, un Vermentino della casa che più beverino non si può, questa cena è un inno alla gioia.

                                                                  Alghero ci mancherà

L'ultimo giorno è il solito frenetico tran tran di incombenze burocratiche, tra il check out e la riconsegna del pandino, ci scappa giusto qualche ora sulla spiaggia di Maria Pia, super rinomata in zona ma devo dire veramente troppo affollata, riviera adriatica style. Certo il mare è sempre bello, ci regaliamo gli ultimi bagni prima di salire sul volo che da Alghero ci riporterà a Roma.


 

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