Romanzo siciliano

Complice l'assist della maledetta pandemia, per questa estate decidiamo di tornare a godere di una terra che ci aveva già rapito il cuore qualche anno fa: la Sicilia, in particolare la sua meravigliosa costa sud-orientale.
Il volo Fiumicino-Catania è un battito di ali, scendiamo in terra etnea e subito ci investe un vortice di aria sub-sahariana, ma noi il caldo lo bramiamo e lo amiamo. Il tempo di ritirare in aeroporto un pandino bianco sufficientemente battagliero, e subito imbocchiamo la mitica "autostrada" A18, direzione Siracusa. Il virgolettato è dovuto al fatto che qui tutto è fatto come un'autostrada, ci sono i tipici cartelloni verdi, la corsia di emergenza, la gialla segnaletica del Telepass, poi prendi la tua uscita e....sorpresa: non c'è nessun casello, nessun Telepass, si va avanti e non si paga il pedaggio. Il sogno social-democratico di un'autostrada completamente gratuita è realtà. 
La prima volta che venimmo in questo estremo lembo di terra ci fermammo ad Ortigia solo per 3 giorni, e non c'è stata occasione in questi anni in cui non abbiamo ripensato con amore ai suoi vicoli e ai suoi lungomari, alla sua piazza e alla sua luce perlata, e quindi stavolta decidiamo di soggiornare qui per tutta la settimana.
Abbiamo preso un appartamento recentemente ristrutturato nella zona immediatamente prima del centro (Casa Eureka, per chi fosse interessato), ci è piaciuto un botto, molto grande e soprattutto con bagno eccezionale, aria condizionata etc. etc.. Unica nota negativa: tutti i giorni alle 7 di mattina qualcuno scaricava il vetro dentro i cassonetti, con una cattiveria inaudita e accompagnando il tutto con ululati e maleversi incomprensibili. Quindi sveglia a mo' di terremoto, e noi abruzzesi ne sappiamo qualcosa. Ma sopratutto Casa Eureka si trova ad appena 200 metri dal celeberrimo parcheggio Talete, e non è un plus da niente. Eh sì, perchè ad Ortigia il parcheggio è un incubo assoluto, tra ZTL continue e posti riservati ai residenti, non è certo raro vedere un carro attrezzi in azione. Insomma al Talete ci parcheggiano solo i turisti, lo hanno messo lì appositamente, costa 15 euretti al giorno, ma bontà sua i parchimetri hanno funzionato solo 2 giorni su 7, e quindi grazie tante alla Città di Siracusa ed alle sue adorabili inefficienze.
Belli grondanti di sudore parcheggiamo le valige e ci fiondiamo alla spiaggia più vicina, ovvero l'Arenella. Non è la spiaggia più "fregna" della lista, ma in fondo si tratta solo di un pomeriggio e buttarsi in acqua è una meravigliosa necessità. 
Mare brutto all'Arenella

Il lido dove ci siamo appollaiati non è niente male, ma alle 19 chiude incredibilmente i battenti e quindi ci buttiamo nella spiaggia libera lì accanto, e facciamo conoscenza con quello che sarà un problema ricorrente durante tutta la vacanza: la sporcizia dove non ci sono lidi. Dietro c'è pure uno stagno abbastanza puzzolente, e insomma sempre la solita storia italiana. La spiaggia libera è considerata proprio da sfigati, con la conseguenza che tutti si sentono liberi di lasciare i propri schifosi mozziconi di sigaretta ovunque. Senso civico sotto zero.
Vabbè, ce ne andiamo a cena. Mi ero preparato un fantastico elenco di posti dove mangiare, ma ovviamente non avevo considerato che a fine luglio bisogna prenotare. Alla fine il destino ci ha condotto al Muciula, dove avevamo già cenato 3 anni fa quando aveva appena aperto, e quando provammo il primo dei tanti orgasmi gastronomici siciliani (nella specie, ancora ci sogniamo la caponata con cioccolato di Modica). Il posto si trova nella piazzetta San Rocco, che si nasconde piccola piccola dietro la maestosa Piazza Duomo, ma non c'è troppo casino ed quindi è tutto molto bello. Unica nota negativa: la caponata stavolta non ci è proprio piaciuta :(
Ma il panino sì

Day 2: Siamo carichi a pallettoni,  pensiamo subito a come abboffarci per la colazione, e la scelta cade ovviamente sulla pasticceria Artale, vera e propria istituzione da queste parti. Pieno centro, locale anni '60, prezzi anni '90, ma sopratutto un armamentario pazzesco di dolci che è inutile stare qui ad elencare, potendomi limitare a riportare una affermazione ascoltata da una delicatissima avventrice romana: "qua se dovemo fa male".
Per il mare scegliamo la spiaggia di San Lorenzo, appena sopra Marzamemi, raggiungibile in comodissimi 40 minuti di autostrada fantasma. Non eravamo andati a San Lorenzo nella nostra precedente vacanza, e ci era rimasta un po' qui perchè tutti ci dicevano che è la più bella della zona. 
La spiaggia è lunga svariati chilometri, e dopo aver toppato l'accesso più volte decidiamo di piazzarci in spiaggia libera affianco al lido Agua Beach, dove incrociamo tantissime camicie di lino (temperatura percepita: 42°). Rispetto ad Arenella c'è parecchio affollamento, il mare effettivamente merita ma non sarà il nostro preferito. 


Dopo aver sparlato del vicino lido per ore, con molta coerenza andiamo lì a "pranzare", visto che sono le 15, e continuo la mia personale opera di svuotamento del mar mediterraneo.
Si godicchia a San Lorenzo

Verso le 19 ce ne andiamo perchè voglio andare in cerca di una mia chicca, ovvero la spiaggia di Cittadella dei Maccari, che dovrebbe trovarsi proprio lì accanto. Ovviamente arriviamo e troviamo un bel cancellone gigante a cancellare ogni velleità.
La sera  cena al Kantunera, vicino al mercato del pesce. Questa zona non è molto valorizzata, non c'è traccia di pedonalizzazione e insomma bisogna cenare con le macchina parcheggiate intorno al dehor. Mangeremo divinamente (menzione speciale per i gamberi rossi), come sempre in questo viaggio, alla fine del pasto ci troviamo a scambiare due parole con i proprietari del locale, che ci confermano le difficoltà di avere un'attività commerciale in Italia, in Sicilia, e alla fine ci offrono anche un limoncello. 

E' finalmente arrivato il Calamosche-day. La spiaggia principe della riserva di Vendicari, la spiaggia che tanto avevamo amato nel nostro precedente viaggio. In realtà ce la godemmo poco quella volta, perchè arrivammo solo con una bottiglia di acqua, evaporata dopo 5 minuti di sol leone,e un misero paninetto. Stavolta arriviamo con una borsa frigo piena di ghiacci e viveri sufficienti a svernare per un'intera giornata.
Per arrivare a Vendicari si "esce" dall'autostrada a Noto (a proposito, andate a Noto, non ve ne pentirete mai), e da lì inizia una serie interminabile di rotonde. La sensazione è davvero straniante, perchè il paesaggio è desertico, incontriamo sì e no 5 automobili, e l'asfalto sembra essere stato appena steso. Insomma, pare di stare in Arizona. Oltretutto questo sarà l'unico tratto di strada che troveremo privo di immondizia.
Transitando sulle stradine bianche di Vendicari parcheggiamo, e ci avviamo verso il cammino di 20 minuti che ci porterà in spiaggia. Bisogna anche passare attraverso il controllo di un solerte dipendente della Regione Sicilia, perchè in teoria nelle spiagge della Riserva non si può portare nulla. Quindi niente racchettoni, gonfiabili e via di godimento. Davanti a noi sequestrano il benjo ad un ragazzo, e noi che amiamo le silenziose spiagge greche ce la ridiamo sotto i baffi.
macchia mediterranea, mare, felicità

Questo in teoria, perchè poi in spiaggia ci sono dei ragazzi che vendono i gonfiabili. Vabbè, che ci frega. Quando torni in  un posto che hai amato alla follia c'è sempre il pericolo che le aspettative vengano tradite, e infatti troviamo un po' di sporcizia in acqua. Fortunatamente la plastica si raccoglie solo una striscia di mare, ma i colori dell'acqua calamoschina non ci sembrano gli stessi che ci rubarono il cuore qualche anno fa. Certo, il livello è altissimo, il godimento pure, e sul lato sinistro della spiaggia ci sono delle grotte dove il mare ci regala un pantone da lacrima.

Non ci schiodiamo dalla spiaggia per tutto il giorno, siamo attrezzati con una borsa frigo da veri italiani medi, finchè arriva il momento del commiato che ci lascia però una certezza: abbiamo bisogno di trovare un'altra spiaggia del cuore.
Cena A Levante, sulla sponda meno turistica di Ortigia. Dalle recensioni e dai feedback sul posto ci immaginavamo una sorta  di terrazza a picco sul mare, invece troviamo uno spiazzale con il mare che si intravede soltanto, poi è notte e quindi ce lo possiamo solo immaginare. Sicuramente per un pranzo la location sarebbe perfetta. Anche qui la pedonalizzazione è evidentemente una bestemmia, per cui ceniamo ancora una volta con le ruote dei motorini nel culo, ma anche qui ci alzeremo satulli e felici.
Un po' stremati dalle camminate sotto il sole, decidiamo di andarcene il giorno seguente alla spiaggia Fontane Bianche, a una ventina di minuti di macchina da Siracusa, e precisamente al lido Sayonara, dove eravamo già stati.  Il mare di Fontane Bianche è forse il più scenografico dell'intera costa.
In questa strana estate di Covid, qui troviamo per la prima volta un vero e proprio casino di gente. Non è certo il tipo di spiaggia che preferiamo vivere quando viaggiamo, un lido dopo l'altro e solo un fazzoletto di spiaggia libera, Baby K sparata a centomila di volume e l'acquagym sul bagnasciuga, ma per bagnarsi in queste acque sopportiamo tutto con buona pace. 
Però, uno tra i mari più belli d'Italia


Quindi oggi giornata da over 60, tutto il giorno è un continuo penzolare tra il lettino e mare, ma poi ho l'intuizione romantica e torniamo prima ad Ortigia chè voglio vedere il tramonto, previsto alle 20.07.
Ovviamente arriviamo sul lungomare Alfeo solo pochi minuti prima dell'evento, ma direi che ne è valsa la pena. 

Questo tratto di lungomare, proprio dietro la Fonte Aretusa, è il mio posto del cuore di Ortigia. Torneremo qui praticamente ogni sera, come due vecchi psicopatici, a sedere sulla stessa panchina per ammirare lo stesso panorama. Non posso non pensare a questo stesso posto d'inverno, senza turisti intorno e magari con un po' di nebbia che avvolge tutto. Strane forme di felicità. 
Optiamo per una cena itinerante, lasciamo perdere l'organizzazione teutonica che ha ammantato l'intera vacanza e ci mettiamo a girare senza meta per i vicoli. Ci avviamo verso il lato meno sputtanato della città, lì dove troneggia il Castello Maniace, e nascosta nel buio che ammanta certi angoli di Ortigia troviamo la friggitoria COD, che ci regala una fritturina di paranza unta e bisunta che ci piace da morire.
Il giorno seguente decidiamo di tornare a vivere un po' di mare selvaggio come piace a noi, e con il nostro Pandino ce ne andiamo alla spiaggia di Marianelli, sempre all'interno della riserva di Vendicari, che se non si è capito è il posto che più ci piace.
Già, ma oggi è primo agosto. E quindi? E quindi scatta la fantozzata immancabile. Infatti il parcheggiatore ci informa che da oggi è in vigore un "protocollo" attivato dalla Regione Sicilia che prevede la registrazione di ogni singolo visitatore della riserva. E quindi? e quindi c'è da fare una fila di un'ora un'ora e mezza? Sotto il sole? Sotto il sole.
Tra una bestemmia e un'altra ci avviamo (sotto 40 gradi, sul serio) nella splendida macchia mediterranea che circonda il percorso che dovrebbe portarci a questa spiaggia che tanto abbiamo amato, e che tanto vorremmo rivivere. Effettivamente le peggiori previsioni si avverano, e dopo 5 minuti di cammino ci troviamo davanti una fila di una settantina di metri, che termina davanti un gabbiotto di legno. La gente ha ovviamente gli ombrelloni aperti per provare a ripararsi, e dalle prime informazioni prese ci spiegano che i tempi sono biblici. A questo punto mi avvicino al gabbiotto per capire cosa succede. Ci sono due impiegati ultrasessantenni, di cui uno armato di pistola-termometro e l'altro dentro il gabbiotto provvisto solo di quaderno a quadretti e penna bic. Sono incaricati di misurare la temperatura di ogni partecipante e registrarne (a penna, su un quaderno, perchè un pc era troppo lusso) TUTTE le generalità , compresa carta di identità e numero di cellulare. Tempo di registrazione medio per ogni visitatore: 10 minuti.
Con quel misto di incredulità e rabbia che noi italiani conosciamo bene, me ne torno dalla mia compagna, intenzionati ad andarcene perchè si tratterebbe davvero di aspettare 2 ore sotto 40 gradi, che se non hai il Covid crepi di insolazione.
A questo punto però accade l'imponderabile: al grido di "vergogna" il popolo umiliato e maltrattato si ribella, un nutritissimo gruppo di ragazzi forza il cancello e entra senza registrarsi. I funzionari minacciano di chiamare i carabinieri, e addirittura dicono che sulle spiagge della riserva ci sarebbero "uomini delle forze dell'ordine in incognito". Le minacce sono vuote, comiche, bisogna avere una fantasia importante per immaginarsi un poliziotto in borghese su una spiaggia nudista e gay friendly. D'incanto quasi tutta la fila davanti a noi si è dissolta, e così noi procediamo a farci registrare, da bravi cittadini-che-pagano-le-tasse-e-rispettano-la-legge. Ci vuole un quarto d'ora, tra uno spelling del luogo di nascita, quello di residenza, il numero di cellulare.
Marianelli è una meraviglia, una mezzaluna abbracciata da dune di sabbia chiara e macchia mediterranea. L'acqua è smeraldina, ci sono poche persone rispetto alle altre spiagge. I bagni più belli anche qui sono quelli prima del tramonto, l'acqua è sempre calda e calma.  
Marianelli mon amour

Raggiungiamo lo zenit del nostro concetto di mare, e l'amarezza del doversene andare viene mitigata solo dal pensiero della granita che prenderemo a Marianeddi, un altro must della zona che consiglio con tutto il cuore. In bilico tra agriturismo e boutique hotel, è una costruzione rurale recentemente ristrutturata, immersa nel verde di Vendicari, tra una balla di fieno e un muretto a secco. Anche soggiornare qui avrebbe il suo perchè.
Bene? bene

Per la sera sono carico perchè andremo a Le vin de l'assassin, un bistrot di cui ho letto meraviglie. La location prevede un bel cortiletto interno (quanto ci mancavano i pergolati della Grecia <3), finalmente lontani da marciapiedi e motorini, e le aspettative sono state ampiamente ripagate. Nel cuore ci rimarrà per sempre il gazpacho con burratina, che veramente il pomodoro lo senti bene. Ultraconsigliata anche la moussaka di baccalà. Tutto innaffiato dalla solita boccia di Grillo, che sciacqua bene il fegato.
Visto che è sabato cerchiamo qualcosa per fare serata, ma la movida ortigiana non ci ispira più di tanto.
Il giorno dopo tocca all'isola delle correnti, sulla punta estrema a sud dell'Isola. Il viaggio da Ortigia è abbastanza lungo, un'ora abbondante, si entra nel territorio di Pachino e le sue infinite serre. Anche qui purtroppo l'immondizia ai lati della strada non manca, così come i postumi dei numerosi incendi che infestano questa zona. Arriviamo e solito parcheggio a pagamento (3 euro al dì, onesto). Qui siamo più a sud di Tunisi, e si sente tutto. La spiaggia all'inizio è un carnaio, l'acqua è bella ma niente di speciale, e considerando come ci avevano descritto la cosa un po' ci restiamo male. Vabbè, allora andiamo subito alla vera e propria isola delle correnti, che altro non è che un isolotto a una settantina di metri dalla punta della spiaggia. Oggi il mare è calmo come l'olio, quindi ci si arriva a piedi passando sugli scogli semiemersi. E scatta la magia. E' qui infatti che il mare diventa limpidissimo, ci regala specchi d'acqua di un celeste da mozzare il fiato. Ci accampiamo in una caletta abbastanza tranquilla, e ancora una volta passeremo tutto il giorno tra una nuotata e l'altra. Altra curiosità: qui c'è anche l'incontro dei due mari, lo ionio ed il mediterraneo, ma il fenomeno ad essere sinceri non ci ha emozionato più di tanto.
Isola delle correnti



Stasera per cena decidiamo di toglierci uno sfizio e ce ne andiamo al Regina Lucia, stellato con vista privilegiata sul Duomo. Per puro culo ci capita anche il tavolo migliore.
stati in posti peggiori

Scegliamo il menù degustazione e pur non essendo esperti nel settore, possiamo dire di aver provato un'esperienza gastronomica unica. Con la pistola alla tempia scelgo come piatto migliore i ravioli ripieni di crostacei al pesto alla siciliana. Menzione speciale per i dolci, di un altro pianeta. 
barrilete cosmico

Ultimo giorno intero della vacanza, la tristezza sale ma bisogna pur campare. Ce ne andiamo alla spiaggia della Riserva del Gelsomineto, anche conosciuta come spiaggia della Marchesa del Cassibile. Eh sì, perchè ci troviamo davvero all'interno di una mastodontica tenuta di una marchesa, che ha concesso al popolo bruto la possibilità di combattere la calura estiva nelle sue acque private.
Il parcheggio stavolta costa ben 20 euro, ma a sorpresa viene consegnata ad ogni automobile un sacco dell'immondizia. Bellissimo, grande civiltà! Ovviamente quante persone vedremo andarsene a fine giornata con il sacchetto pieno? Esatto, zero.
Comunque la spiaggia si pone in un contesto naturale di grande effetto, è una mezzaluna contornata da due costoni di roccia imponenti e colorati da una vegetazione verde e rigogliosa. La sabbia è bianca sul serio. Però per la prima volta troviamo il mare abbastanza mosso, e quindi l'acqua celestissima non è proprio limpida. Non ci frega niente, ci riscopriamo bambini e passiamo ore con il nostro gonfiabilino difettoso in mezzo alle onde, urtando con soddisfazione pure qualche vecchia suscettibile.
Nel pomeriggio poi il mare si calma all'improvviso e mi concede un ultimo indimenticabile bagno al vespro, e già mi sento colmo di nostalgia.
Gelsomineto

E' l'ultima sera, in realtà siamo un po' dimessi, abbiamo mangiato tutto quello che volevamo mangiare in tutti i posti che ci eravamo prefissati, c'è bisogno di un po' di ispirazione e così andiamo a vedere il quartiere della Giudecca, ex ghetto ebraico. I suoi vicoli ci affascinano immediatamente, non è zona turistica e apprezziamo. Troviamo un paio di piazzette semideserte ma molto belle, e qualche bar frequentato da ragazzi del posto, ma di posti dove mangiare neanche l'ombra. Alla fine apriamo Tripadvisor e optiamo per il Retroscena, lì nelle vicinanze. La strada è un po' anonima, ovviamente non pedonalizzata, ma alla fine sarà una bellissima soddisfazione culinaria. Meravigliosamente meraviglioso il totano in salsa di pomodoro e le linguine all'astice. Alla fine scopriamo che la proprietaria è una donna greca che ha sposato un italiano e si è stabilita qui, e ci mettiamo a chiacchierare un po' delle nostre amate isole.
Per l 'ultima giornata del viaggio abbiamo progettato un discreto tour de force. Le intenzioni erano di farci trovare alle 8.15 ai cancelli del parco Neapolis, per vedere il teatro greco di Siracusa. Ovviamente arriviamo alle 10, già sono 35 gradi abbondanti e c'è pure l'obbligo della mascherina all'aperto, che per ovvie ragioni verrà disatteso da tutti. Insomma, la grotta di Dioniso è abbastanza impressionante, il teatro greco forse di più, anche se la presenza dei riflettori lo mortifica un pochino. Dietro si intravede addirittura il mare, un po' nascosto dalla città e da una bella pineta. All'epoca doveva essere qualcosa di magnifico.

L'itinerario della giornata prosegue al mercato del pesce di Ortigia, dove vogliamo provare la bottega dei Fratelli Burgio, altra istituzione di questi luoghi. Ne usciamo con due panini con filetto di tonno scottato e zucchine e poi con caponata e pecorino da brividi, che porteremo a Fontane Bianche dove ci godremo le ultime ore di mare di questa vacanza. Stavolta spiaggia libera, dove è difficile persino trovare un buco per piantare l'ombrellone.
un discreto bagno d'addio

Insomma, il bilancio è ampiamente positivo. Conoscevamo già in parte questo meraviglioso lembo di terra, abbiamo utilizzato questi giorni per conoscere qualche posto nuovo e per tornare a goderci luoghi che avevamo già amato. Il mare è eccezionale sul serio, e passeggiare per le strade di Ortigia di sera rimarrà sempre una tra le cose preferite della nostra vita. Il tutto condito da una proposta gastronomica pazzesca, non c'è stata una volta che non siamo stati felici di quello che abbiamo mangiato, ma lo sanno tutti che in Sicilia è così. Ci è dispiaciuto di vedere tanta immondizia ai lati delle strade che portano al mare, e devo dire che la stessa Ortigia ci è sembrata un pochino trascurata. Anche per le spiagge vale lo stesso discorso, ovunque abbiamo trovato cicche nella sabbia e in generale un po' di sporcizia. Diversa è la situazione della riserva di Vendicari, che è una vera e propria perla. Si vede che per buttare una cartaccia qui bisogna essere davvero senza anima.
Comunque, veniteci in Sicilia!





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